Impronte
Scultura e fotografia nel lavoro di Nicolò Cecchella, Darren Harvey-Regan e Marco M. Zanin
a cura di Angela Madesani
9 marzo - 16 giugno 2019
finissage domenica 16 giugno, 16:00 - 21:30
La mostra indaga la relazione tra il linguaggio della fotografia e della scultura attraverso le opere di tre artisti contemporanei che hanno posto tale questione al centro della loro ricerca. Un'indagine che ha degli illustri precedenti - da Medardo Rosso a Costantin Brancusi a Georges Vantongerloo - e che si concretizza in una riflessione sui concetti intriseci al significato stesso di riproduzione fotografica, quali quelli di registrazione, calco, indice, anacronismo temporale. Nel lavoro di Nicolò Cecchella la scultura, in stretto rapporto con la fotografia, è investigata principalmente come calco e indice. Darren Harvey-Regan indaga la relazione tra bidimensionalità e tridimensionalità, effettuando una ricerca di matrice linguistica sugli slittamenti dei diversi linguaggi dell’arte. Marco Maria Zanin legge le proprie installazioni e sculture attraverso la fotografia per andare oltre una dimensione prettamente documentaria, lasciando affiorare sincretismi e stratificazioni temporali. Al di là delle differenze di sguardo degli artisti, numerosi sono i rimandi e gli echi che si intessono tra le opere in mostra.
The exhibition investigates the relationship between the language of photography and sculpture through the works of three contemporary artists who have put this question at the center of their research. An investigation that has well know masters - from Medardo Rosso to Costantin Brancusi to Georges Vantongerloo - and that takes the form of a reflection on the concepts inherent in the very meaning of photographic reproduction, such as those of recording, mold, index, temporal anachronism.
In the work of Nicolò Cecchella sculpture, closely related to photography, is mainly investigated as imprint and index. Darren Harvey-Regan investigates the relationship between two-dimensionality and three-dimensionality, carrying out a linguistic research on the shifts of the different languages of art. Marco Maria Zanin reads his installations and sculptures through photography to go beyond a purely documentary dimension, leaving syncretism and temporal stratifications to emerge. Beyond the differences in the gaze of the artists, there are numerous references and echoes that are woven between the works on display.